I campionati volgono ormai al termine, e per il Piacenza Basket School è tempo di tracciare un bilancio di questa stagione che, come sostenuto a più riprese, era al suo “anno zero”.
A questo punto, chi meglio di coach Fabio Corbani, bandiera biancorossa e responsabile tecnico del settore giovanile, può cimentarsi in questo compito?
Fabio, partiamo dai risultati che ci hanno visti protagonisti in queste settimane: i nostri ragazzi Under 13, Under 14 e Under 15 hanno portato in alto in nome di Piacenza in tutta la Regione. Come giudichi questo risultato?
Il traguardo sportivo ottenuto da queste squadre fa onore a tutta la Città. Per i ragazzi è un dato molto positivo, perché li premia con una soddisfazione che valorizza il duro lavoro svolto durante l’anno. Rispetto al passato, questa è stata un’annata diversa per tutti, specialmente per i giovani e le loro famiglie. Ci sono stati più allenamenti durante la settimana con sedute più durevoli del solito, inoltre è aumentata l’intensità del lavoro: questo cambiamento è però avvenuto gradualmente nel corso dei mesi, e ciò ha permesso a tutti i ragazzi di venirci dietro e di abituarsi ai nuovi piani. Nonostante le poche palestre a disposizione, e i sacrifici richiesti alle famiglie, siamo riusciti a portare a termine quanto ci eravamo prefissati ad inizio anno”.
Quali miglioramenti hai potuto apprezzare durante la stagione?
Certamente i nostri giovani atleti sono cresciuti dal punto di vista dell’attenzione in campo, hanno capito che una stagione ha degli obiettivi e che il divertimento arriva se ci si impegna per raggiungerli. Inoltre anche la figura dell’allenatore è stata vista con un occhio diverso: i ragazzi hanno compreso che è una persona da rispettare e da utilizzare per la loro crescita, in ogni momento.
I miglioramenti non sono però giunti solo dalla parte dei giocatori, visto che anche ai coaches abbiamo dato i giusti stimoli per affrontare al meglio la stagione, aiutandoli a focalizzarsi sulla costanza del lavoro e sul fatto che sarebbero dovuti diventare delle vere e proprie figure di riferimento”.
Il Piacenza Basket School non è stato solo lavoro in palestra, giusto?
“Giusto! Le nostra attenzioni sono andate sia verso la direzione dei parquet, sia verso attività eterogenee che dessero ai ragazzi la possibilità di stare insieme e di “fare gruppo”. A tal proposito, ricordo la gita a San Siro per vedere una gara dell’Inter e quella al Forum di Assago per ammirare le gesta dell’Armani Basket Milano, entrambe organizzate con cura e successo dal nostro General Manager Marco Sambugaro. La nostra filosofia è che i ragazzi debbano crescere sia sportivamente che socialmente: bisogna imparare ad accettare gli altri, amplificando i lati positivi che ciascuno ha e minimizzando quelli negativi. Vedere il bello in ognuno dei propri compagni è il primo passo per creare gruppi vincenti”.
In previsione dell’estate, quali sono i progetti biancorossi?
“Abbiamo, per tutti i ragazzi/e, una doppia proposta: il Day Camp da un lato e il Crazy Camp dall’altro. Il primo si terrà a Piacenza, presso la Palestra San Lazzaro, e li i ragazzi potranno, per qualche giorno, praticare basket ed altre attività sportive per “ammazzare” la noia causata dal termine delle scuole. Il secondo, invece, prevede un “ritiro” in montagna, nella splendida cornice di Brentonico, dove gli iscritti potranno giocare a pallacanestro, fare passeggiate nei boschi, e condividere intere giornate con i loro compagni”.
Quest’anno il livello di competitività delle nostre squadre giovanili è cresciuto notevolmente. Ora anche le formazioni bolognesi non fanno più paura
“Si, abbiamo dimostrato che possiamo giocarcela contro chiunque. Abbiamo inoltre alcuni ragazzi inseriti nelle rappresentative regionali, e io stesso vedo crescere i nostri atleti, anche senza necessità di paragonarli con altri di altre squadre. Penso che il fatto di affrontare questa disciplina con la giusta attenzione, possa solo giovare ai risultati. Il basket deve essere divertimento ma non “stupidità”, ecco perché se il nostro lavoro in settimana è ben svolto, anche i genitori sono a noi riconoscenti. La pallacanestro è un gioco, che però va sviluppato in modo serio. Solo cosi potrà arrivare il divertimento, e solo cosi lo si potrà apprezzare in tutte le sue forme”.
Fabio, alla luce di tutto ciò, quanto è importante oggi la figura dell’allenatore?
“Questo non è un momento facile per l’educazione: purtroppo le scuole e pure gli oratori stanno perdendo la loro efficacia, venendo cosi a mancare punti di riferimento importanti per tutti i giovani. Il ruolo dell’allenatore si inserisce in questo sistema: diventa una figura aggiuntiva che può contribuire alla crescita degli adolescenti, sia tecnicamente che socialmente. Ecco perché allenare è un’attività faticosa: è un lavoro che dura 24 ore su 24, e che ti impegna anima e corpo. Sempre!”
Fabio, prima di salutarci, raccontaci come è stata per te questa stagione?
“E’ stata molto particolare, impegnativa e divertente. Io cerco sempre di imparare e raccogliere gli stimoli dalle persone che alleno: quest’anno, avendo guidato tanti gruppi di età differenti, ho ricevuto indietro tantissimo, sia a livello umano che cestistico. Questi 9 mesi sono stati un’esperienza che non si verifica tutti i giorni, basti pensare che un anno fa i ragazzi che oggi alleno guardavano i miei time-out stando in tribuna ed ora, invece, sono dentro quei time-out!
In base alla mia esperienza, sono certo che se porteremo avanti con continuità questo progetto per altri anni, arriveranno grandi risultati per tutto il basket piacentino!”
Ufficio Stampa PIACENZA BASKET CLUB