Non sono bastate 48 ore per smaltire l’arrabbiatura. La testa di Claudio Coppeta fuma ancora quando si parla di Imola e di una partita molto, molto difficile da digerire.
«Meno male che torniamo in campo già domani – precisa l’allenatore del Bakery – Così, a Verbania contro Omegna, avremo subito l’occasione di toglierci di dosso una prova che non ci appartiene».
Una prova, almeno per la seconda metà, a cui Piacenza fin qui non ci aveva quasi mai abituati nel girone d’andata. «Metà partita da cadaveri – sottolinea Coppeta – Finisce qui. Ripartiamo dai primi due quarti, dove qualcosa di positivo s’è visto».
Disastroso attacco alla difesa a zona, super partita dei romagnoli, difficoltà a leggere certe situazioni tecniche, Zizic e Becirovic non ancora del tutto amalgamati nel gioco di squadra e con una condizione non al top: la caccia alle cause della sconfitta è aperta.
Coppeta riconduce tutto a un fattore: «Abbiamo sbagliato tiri coi piedi a terra e l’avversario a due metri, questo significa che di testa non eravamo sereni, non eravamo liberi. Ora ci serve recuperare al volo tutte le nostre certezze, tutte le nostre convinzioni. Immediatamente, perché la partita con Omegna è vicinissima».
Nessuno ha mai etichettato Becirovic e Zizic come salvatori della patria. Però, magari a livello inconscio, qualcuno ora potrebbe sentirsi un po’ meno responsabilizzato dopo l’arrivo dei due top player.
«Può essere – continua Coppeta – ma è un atteggiamento che va eliminato immediatamente. In questi campionati non bastano due giocatori per vincere le partite. Ne servono sette, otto. Quindi, il nostro obiettivo, da raggiungere prima di domani sera, è quello di trovare un nuovo punto d’incontro comune, una stazione da cui ripartire tutti insieme. Solo così potremo risalire la corrente. Rifiuto l’idea che una mia squadra possa disputare un’altra partita come ha giocato gli ultimi due quarti sabato contro Imola».
Si riparte da una certezza: i più esperti stanno recitando un ruolo fondamentale nella crescita dei colleghi più giovani. «Questo è fondamentale. E nel nostro gruppo non è mai mancato. Adesso si tratta di capire che le energie vanno indirizzate verso il gioco e non verso le proteste nei confronti degli arbitri».
Guardando la classifica, a 13 giornate dalla fine, c’è il rischio che qualcuno tradisca ginocchia tremanti.
«E’ un rischio con cui conviviamo da settimane. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Ma io sono ancora fermamente convinto che riusciremo a tirarci fuori. Ripartiamo da una cosa semplice, elementare: il nostro unico obiettivo è la salvezza, non certo vincere l’Eurolega. Un obiettivo oggettivamente alla nostra portata».
Tredici giornate, appunto: «Niente è perduto. Quando sono arrivati da noi Becirovic e Zizic, ci siamo detti che soprattutto in gennaio dovevamo tenere duro. Alla distanza, Sani e Andrija sono destinati a darci una grandissima mano. Dobbiamo resistere in queste tre, quattro partite, per poi giocarci tutto nelle ultime otto o nove, quando loro due avranno una condizione decisamente diversa da quella di oggi».
Carlo Danani