«L’obiettivo è quello di creare un progetto sportivamente industriale, per contare un giorno neanche tanto lontano su un settore giovanile con mille ragazzi e su una prima squadra in grado di puntare alla serie A, per poi magari andarsela a giocare con Milano e Reggio Emilia. Insomma, l’eccellenza pura». Franco Curioni, il signor Assigeco, lascia del tutto libera di correre la sua fantasia. Lo fa davanti ai fornelli, dove sta cucinando per la famiglia nel giorno della festa della Repubblica: «Preparo piatti estivi, mi rilassa molto cucinare». Curioni è principalmente un innamorato del basket. Lungo gli anni ha fatto dell’Assigeco un orgoglio nazionale a livello giovanile, oltre a portare la serie A2 in un territorio stretto tra Milano e l’Emilia. Mica facile. Basket per lui è soprattutto passione e agitazione: «Quando in campo c’è una formazione Assigeco, dalla prima squadra al minibasket, non capisco più niente, mi faccio prendere dal tifo e dalla maglia». Circa tre settimane fa il Piacenza Basket gli ha proposto di venire a giocare al Palabanca e di stringergli la mano sotto canestro, per sviluppare un’infinità di sinergie comuni: «Avevamo sul tavolo quattro opzioni – prosegue Curioni – Abbiamo scelto quella della società di Stecconi perché, al di là della nostra necessità di trovare un campo dove giocare il prossimo campionato di serie A2, si prospettavano le migliori garanzie per mettere in piedi qualcosa di grande a livello giovanile. Ci hanno fatto una corte decisa, su basi professionali: è questo che ci ha convinto. E poi c’è la possibilità di collaborare con Guido Molinaroli e con la squadra di serie A1 di pallavolo, con cui condivideremo il Palabanca. Insomma, le idee sono mille». Il chiodo fisso di Curioni, il vivaio. Quel vivaio che ha sfornato gente come Gallinari, Aradori, Ndoja, Poletti, punte di un iceberg di cui a Codogno vanno legittimamente orgogliosi. «Oggi, unendo i due settori giovanili, sommiamo oltre 600 ragazzi. Ecco, l’obiettivo è quello di arrivare a mille, affiliando altre società, allargando ulteriormente una base davvero stimolante. Quantità e qualità, valorizzando tutto al massimo. Siamo già a un ottimo livello: unendo le forze puntiamo dritti all’eccellenza». Curioni, che ha il grandissimo vantaggio di essere da sempre un uomo di basket, confessa di aver superato la fase in cui c’è un uomo solo al comando. E dimostra – coi fatti, da un sacco di tempo – di credere davvero nei giovani. Senza aria fritta, senza vuoti proclami. Qui c’è la storia. Una storia sbocciata a Casalpusterlengo, proseguita a Codogno, che adesso Curioni eisuoi uomini non hanno problemi a portare dall’altra parte del Po, dopo aver vinto scudetti giovanili. «Non andiamo a Piacenza a giocare e basta, andiamo a unire le forze con gente competente. Uno degli obiettivi, ad esempio, è quello di arrivare ad avere 10 Centri Minibasket. Abbiamo fatto una scelta molto forte: ci chiameremo Assigeco Piacenza perché crediamo in un progetto che possa unire i territori». Piacenza, città dove, nel prossimo autunno, ci sarà sempre una squadra di serie B, che giocherà in linea d’aria a distanza di un chilometro e poco più dal Palabanca. «Le porte del progetto Assigeco Piacenza sono aperte a tutti, anche a Marco Beccari e al suo Bakery. Più siamo e più costruiremo in tempi rapidi. Poi, ognuno è libero di prendere le sue decisioni in assoluta autonomia, ci mancherebbe». Parla di elevata professionalità Curioni. Alla base c’è una viscerale passione, elemento imprescindibile per andare avanti alla sua maniera: «Poco fa ho vacillato molto davanti alla disgrazia che ha colpito il nostro Alessandro Pagani».Il ragazzo colpito da arresto cardiaco nello scorso settembre a Manerbio. «Un dolore fortissimo, troppo forte. Poi, di fronte al ritorno alla vita, ho ritrovato tutte le energie ma, credetemi, il colpo è stato tremendo». Tremendo perché per Curioni il basket vita, aggregazione, è gente che sta bene insieme. Curioni volto principale dell’Assigeco Piacenza: «Ma non l’unico, in ogni settore della società ci saranno rappresentanti di Assigeco e Piacenza. Costruiremo una prima squadra frizzante, che giochi alla morte. Occhio particolare alla scelta degli americani, perché quella sarà determinante. Per il resto, con una sola promozione su 32 squadre al via, investire tanto per puntare alla serie A oggi francamente ci sembra troppo azzardato, non siamo ancora pronti». «Preferiamo strutturarci- conclude Curioni – con solide basi, per poi puntare al salto di qualità quando avremo fondamenta ancor più solide. Fermo restando che il nostro occhio guarderà sempre lontano. Questa è la nostra filosofia».
Carlo Danani, Libertà 03/06/2016